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Nuovi Dialoghi 4 - DOMUS CCXVIII

"Forse siamo troppo distratti da fuorvianti prospettive nazionali o internazionali dell'arte. Da un lato imperano critici di chiara fama come Sgarbi, dall'altro spesso impattiamo Expo generali e generalizzanti ospitati in città-capitali non solo europee. Non scordiamo però la dimensione locale dell'arte che potrebbe però anche essere g-local per gli inaspettati legami instaurabili con realtà e società. In particolare sulla vivace scena piacentina ha in breve conquistato spazio “Nuovi dialoghi”, motivato gruppo coordinato da Alberta Franzini.

La particolarità? Più d'una: innanzitutto attenzione per la materia, per lo scavo metaforico nel substrato. Verso una riflessione che diventa forza espressiva, rielaborazione fisica e tecnica in senso estetico, ma anche etico. In questa nuova collettiva, “Domus CCXVIII”, emerge una dimensione materica nobilmente creativa e visivamente sempre più accattivante. Anche perché gli artisti aderenti si sono ispirati alla fondazione di Piacenza (218 a.C.), "domus" intesa cioè come patria spirituale, "ubi consistam" in mezzo a tanta confusione di ruoli e di valori. Oltre al piano storico, il gruppo “Nuovi dialoghi” non ha poi sottovalutato l'elevazione poetica cioè surplus culturale e ribellione interiore che sempre reca originalità formale. Di seguito forniamo alcuni appunti sui singoli protagonisti di un'ennesima piccola-grande epopea del gruppo "Nuovi dialoghi", stavolta edizione 2019. Nelle opere di Giuseppe Baroni c’è il senso del nulla, ma anche del tutto, perché – tra reale e mistero - rilancia e contamina l’informale nella ruvi da materia. Luigi Campagnoli legge l’arte e la materia come contaminazione, anche segnica e simbolica, fra il dato sia oggettivo che soggettivo nel gran mare della Storia. Giuseppe Coda Zabetta ri-converte la sua eccellenza iperrealista in senso magico alla ricerca di un panteismo dell'oggi, di un legame primordiale con la materia. Il corrusco "Catone" di Gianpaolo Ferrari è più di un dipinto, è luce nell'oscurità, faro nella storica civile romana, quasi un monito all'attualità, un richiamo etico. Alberta Franzini sposta il tema verso l’intimismo, punta ad un dinamismo interiore, ad un moto di tutti i sensi, sempre in nome di una materia talora crepitante. Vanessa Galli scopre una nuova categoria espressiva subordinando, anzi integrando, l'impostazione iperrealista al rigore del mosaico e di un geometrismo fantastico. Emblematica la vicenda di Vittoriana Mascheroni che adatta la sua abilità a un decorativismo colorato - e perché quasi concepito per ambienti borghesi - esclusivo. Unica scultrice, Paola Pacella ci racconta l'avventura della materia ingabbiata in due livelli: quello sensibile e quello della storia figurativa, la realtà e il suo doppio. Antonia Rao Mar rielabora la natura nella sua integrità, fiori e foglie diventano tappeto colorato, altra apparenza ed altra veste del reale, abbellimento sostanziale. “Domus CCXVIII” è allora una dialettica interdisciplinare, dalla storia antica alla frammentata percezione odierna attraverso le stimolazioni della materia. In tangenza anche ispirandosi alle suggestioni di poesia e letteratura nonché della musica."

Fabio Bianchi

 

 

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